
Dal 1860 a oggi, Perugia lega il suo nome alla produzione vetraria grazie all’assidua produzione dello Studio Moretti Caselli. Ad avviare l’attività nel centro storico cittadino fu Francesco Moretti (1833-1917), che proprio in quegli anni iniziava la sua collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Perugia come docente, di cui diviene anche Direttore nel 1892 per un biennio, proseguendo nella sua attività di insegnamento fino al 1897 e partecipando attivamente in qualità di membro del Consiglio fino all’età di 73 anni. La sua esperienza gli permise di raggiungere diverse posizioni di responsabilità nel campo dei beni culturali, come quelle di Direttore della Pinacoteca municipale, Ispettore di antichità e Belle Arti e membro di numerosi comitati, commissioni e associazioni. La sua passione rimase però quella per il vetro, tanto da poter essere oggi considerato uno dei più grandi restauratori di vetrate dell’Ottocento.
Francesco aveva iniziato a sviluppare grandi capacità nella produzione e restauro di vetrate già durante gli anni della formazione, affermandosi sempre di più in questo campo e divenendo esponente della pittura su vetro. Da un punto di vista prettamente stilistico, per lui il vetro era come una tela su cui dipingere e mettere a frutto gli apprendimenti accademici sulla pittura ad olio: piccoli tratti paralleli di colore e pittura in punta di pennello, per dar rilievo e tridimensionalità all’immagine.
La sua tecnica si spinse ai limiti dell’innovazione, osando tagli estremamente difficili, per forma e dimensioni dei pezzi di vetro, come non erano mai stati realizzati prima. Il piombo da lui utilizzato, inoltre, aveva la particolarità di essere molto sottile tanto da integrarsi, confondendosi, perfettamente nel disegno. Secondo il suo modo di intendere la vetrata, questa non doveva essere una prerogativa degli edifici religiosi né, tantomeno, trattarsi di una semplice opera d’artigianato, ma di un capolavoro d’arte di cui l’autore firma la produzione con fierezza. Dipingere una vetrata voleva dire studiare attentamente il luogo dove questa sarebbe stata collocata, i movimenti del sole, l’inclinazione della luce, così da poter immaginare le sfumature che avrebbero dato vita all’opera.
Francesco tutto ciò lo sapeva bene e progettò le sue vetrate nei minimi dettagli, partendo dagli schizzi e dai bozzetti, per passare poi alla realizzazione del disegno a grandezza reale e alla scelta e taglio del vetro. La preparazione alla pittura, che avveniva in controluce, era fatta sul momento, miscelando pigmenti in polvere che avrebbero restituito le diverse colorazioni usate per dipingere ogni singola tessera di vetro, colorata e non, con tratti netti e brevi, che avrebbero ricoperto, amalgamandosi con la base sottostante, ogni minimo spazio della superficie. Il colore veniva poi fissato con la cottura del vetro – in tre o quattro riprese su altrettanti strati di pittura –che veniva poi assemblato con una legatura a piombo per consentire il fissaggio delle singole tessere. Una tecnica tramandata da Francesco al nipote, Lodovico Caselli, e da lui trasmessa alle generazioni successive. Rosa e Cecilia hanno infatti raccolto l’eredità paterna passando il testimone alla pronipote Anna Matilde Falsettini, che ancora oggi realizza vetrate con la stessa perizia dei suoi avi insieme alla figlia Maddalena Forenza.


la fornace per la cottura dei vetri dipinti e il taglio dei vetri in laboratorio
L’opera che in assoluto concentra il “credo” artistico di Francesco Moretti è il ritratto su vetro a grandezza naturale (cm 208×143) della Regina Margherita, realizzato nel 1881 prendendo ad ispirazione un ritratto ufficiale della sovrana, scelta come soggetto per il suo ruolo e per la popolarità di cui godeva. Opera, questa, che più di tutte è in grado di dimostrare come il vetro sia capace di esprimere un’emozione pittorica tanto quanto una tela. Per questo motivo, prima di eseguire ogni vetrata, Francesco studiava meticolosamente ogni minimo particolare proprio come fece per questa vetrata: i suoi studi preparatori, testimoni di questa sua ricerca della perfezione, non sono semplici bozzetti a matita, carboncino o acquerello, ma dipinti ad olio su tela.Per questo motivo, prima di eseguire ogni vetrata, Francesco studiava meticolosamente ogni minimo particolare proprio come fece per questa vetrata: i suoi studi preparatori, testimoni di questa sua ricerca della perfezione, non sono semplici bozzetti a matita, carboncino o acquerello, ma dipinti ad olio su tela.

“Questa figura che sembra sorgere per incanto dalla mente e dal cuore dell’artista, e che, fin nell’idea prima, sorse, infatti, così dolce e intera, ha dovuto, per tradursi in realtà, subire un processo tecnico arduo e complesso”
V. Fabrizi de’ Biani, “I miracoli del fuoco – La pittura su vetro”, in “Rassegna Nazionale”
Rivista quindicinale, Firenze, vol. CCI, anno XXXVII, Firenze 1915, p. 190
Il successo fu immediato e il ritratto fece a lungo parlare di sé tanto per il soggetto, quanto per la lavorazione e la resa dei colori. Con grandi precauzioni, l’opera partì alla volta di Roma per essere ammirata dalla Famiglia Reale e dalla stessa Margherita per poi raggiungere la grande Esposizione Italiana di Milano e ancora Roma, Londra ed è oggi conservata nella sua città natale, Perugia, nello Studio in cui è stata assemblata.
“Dopo essersi a lungo intrattenuta ad osservarlo, diresse al valente pittore sentiti e replicati elogi, tanto per la perfetta rassomiglianza del ritratto, quanto per la eccellenza del lavoro, sul metodo del quale volle essere minutamente informata”
Cose artistiche, in L’Opinione, Roma, anno XXXIV, n. 94, lunedì 4 aprile 1881, p. 2

Lo Studio ospita oggi anche un importante archivio – riordinato, inventariato e aperto al pubblico – che raccoglie oltre un secolo e mezzo di storia dell’attività e della vita della famiglia di Moretti: documenti riguardanti lo Studio e la gestione economica del laboratorio, il carteggio legato alla vita pubblica degli artisti e ai loro molteplici interessi culturali, carte private, fotografie dei modelli e delle opere eseguite, così come disegni e studi preparatori (alcuni dei quali, raffiguranti l’opera, sono a grandezza naturale e talvolta montati su una leggera intelaiatura in legno mentre altri, usati per il taglio e trafilatura del vetro, composti dalla sola sagoma del soggetto che sarebbe stato raffigurato), spolveri, lucidi e calchi della trafila, usati soprattutto in fase di restauro. Un laboratorio fiabesco racchiuso tra le quattrocentesche mura di un edificio che fu casa privata e collegio universitario prima di essere acquistato, nel 1894, da Francesco Moretti per farne il luogo in cui avrebbe riscritto la storia delle vetrate d’autore.
Per informazioni e prenotazioni:
www.studiomoretticaselli.it
info@studiomoretticaselli | (+39) 340 7765594
Studio Moretti Caselli è anche su Instagram @studio_moretti_caselli