Stemma del Capo della Casa Reale di Savoia

di Maurizio Bettoja

Lo stemma del Duca di Savoia è stato definito dal Regio Decreto del 1° gennaio 1890, emanato dal Re Umberto I, ed è stato aggiornato da S.A.R. il Principe Amedeo, Duca di Savoia, in data 24 novembre 2012.

A partire dal 1848, lo stemma aveva subito una serie di disordinate modifiche[1]: abbandonati e modificati molti degli elementi araldici storici dell’arma Sabauda, era stato trasformato in una brutta e confusa raffigurazione dalle forti connotazioni liberal-nazionali e massoniche (il padiglione azzurro, le banderuole nazionali rette dai leoni che sostenevano lo stemma, la stella a cinque punte rovesciata e raggiante), con un riferimento allo stemma della Monarchia “borghese” di Luigi Filippo, Re dei Francesi. Gli stemmi dei Reali Principi, inoltre, avevano corone che potevano essere confuse con quelle di semplici titolati, principi o duchi. Nel 1870 lo stemma venne ratificato dalla Consulta Araldica.

Al riordino dell’araldica della Casa Reale si giunse, infine, con il Regio Decreto del 1890, preparato da uno dei maggiori studiosi italiani di araldica, il barone Antonio Manno (1834-1918).

Manno riprese tutti gli elementi storici dello stemma reale, riportandolo alla grande arma di Re Vittorio Amedeo II del 1713, conservando, però, il solo quarto Savoia, senza quelli di dominio, origine e pretesa, e inserendo la Corona Ferrea del Regno d’Italia. Il Regio Decreto del 1890 segue e va posto in relazione con la concessione, nel 1887, di titoli e trattamenti alle due linee dei Duchi di Aosta e Genova[2]. Mentre venne fissata la forma della corona del Capo della Real Casa e di tutti gli altri Membri, vennero concesse bordure alle due linee Ducali, seguendo l’antica tradizione di Famiglia: d’oro e d’azzurro per gli Aosta e d’argento e di rosso per i Genova. Lo stemma fu circondato con tutti gli Ordini Sabaudi.

In particolare, si aggiunse all’elmo la Corona Ferrea; sulla Corona Regia si aggiunsero nodi di Savoia e sulle punte, alternate con i fioroni, croci di Savoia; la crocetta Mauriziana che cimava il globo fu riservata al Re e Capo della Casa, in quanto Gran Maestro dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro[3]. Per tutti, la corona ebbe il cerchio carico dei nodi di Savoia, i fioroni alternati alle croci Sabaude e la crocetta di Savoia (non quella Mauriziana, riservata al Re) sul globo, ma la corona della Regina ebbe otto archi, come per il Re; il Principe Ereditario ebbe la corona con quattro archi; per i Principi e Principesse la corona ebbe due archi, ad imitazione di quella del Principe di Galles. In questo modo si crearono corone proprie alla Dinastia che distinguevano tutti i suoi Membri.

Nel 2012 S.A.R. il Duca di Savoia, con Sue Lettere Patenti, ha confermato il Regio Decreto del 1890 con la modifica degli Ordini Sabaudi che circondano lo scudo, mantenendo i soli tre Ordini dinastici del Collare della SS. Annunziata, dei SS. Maurizio e Lazzaro e quello Civile di Savoia[4]

Esaminando nei dettagli il grande stemma del Capo della Real Casa, si nota che è sostenuto da un’asta o lancia (parzialmente nascosta dal padiglione e manto) sulla cui punta è un’aquila coronata[5]: l’aquila Imperiale fu lo stemma più antico dei Savoia, grandi feudatari del Sacro Romano Impero, del quale pertanto usavano le insegne. Sotto di essa svolazzano quattro cravatte azzurre[6] su cui sono i gridi d’arme della Real Casa: BONNES NOUVELLES[7], SAINCT MAURICE[8], SAVOYE.

Dall’asta pende il gonfalone bifido con lo stemma Sabaudo di rosso alla croce d’argento: l’arma attuale, che era lo stendardo di guerra del Sacro Romano Impero[9], fu assunta dai Savoia quale emblema della Marca Imperiale acquistata da Oddone di Savoia attraverso il matrimonio, nel 1045, con Adelaide, marchesa di Torino, in seguito al quale Oddone venne creato Marchese in Italia dall’Imperatore. La scelta derivò anche dal ruolo di Vicari del Sacro Romano Impero fin dai primi anni del XIII secolo, carica di grande rilevanza nel contesto italiano. Si tratta di stemmi così antichi da quasi precedere gli stemmi familiari: insegne di funzione, in quanto grandi funzionari e feudatari Imperiali, in seguito fissatisi come stemmi gentilizi.

La lancia sostiene il padiglione, cimato dalla corona del Capo della Casa, il cui cerchio è carico di nodi di Savoia; sulle punte si alternano fioroni, perle e croci di Savoia (simili a quelle della decorazione antica dell’Ordine Militare di Savoia)[10], e sul globo è la croce trifogliata di S. Maurizio, simboleggiante il Gran Magistero dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e che da sempre è stata quella della corona Sabauda.

Il padiglione è un’insegna riservata ai Sovrani[11] ed è di tela d’argento, ornato di fiamme d’oro che scendono dalla corona e sparso di fiamme d’oro e di rosso; è bordato di un gallone d’oro, che riproduce il Collare della SS. Annunziata, alternando rose (in memoria della Madonna, rosa mistica, e del Regno di Cipro) e nodi di Savoia. Dal padiglione pendono lambrecchini di velluto azzurro, con fiocchi e galloni d’oro, e da esso muove il manto regale, di velluto porpora, sparso di croci di Savoia e rose d’oro (simile al manto dei Cavalieri dell’Annunziata), gallonato del Collare e frangiato d’oro, soppannato d’ermellino.

Lo stemma è sostenuto da due leoni d’oro, la testa rivolta, e non riporta la brisura della bordura della linea secondogenita d’Aosta, in quanto S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia è succeduto al Re Umberto II nella titolarità della Real Casa: porta quindi l’arma piena di Savoia[12]. Lo scudo è timbrato dall’Elmo Reale dorato, con la ventaglia e la bavaglia aperta, come spetta ai Re; i lambrecchini sono d’oro e d’azzurro. L’elmo è timbrato della Corona Ferrea, la corona con cui furono incoronati tutti i Re d’Italia[13]; da questa nasce l’antico cimiero dei Savoia, il ceffo di leone alato, d’oro.

Dallo scudo pendono il gran Collare dell’Annunziata, più esterno perché è il più importante; segue la fascia del gran cordone dell’Ordine Mauriziano, stretto da trofei militari formati da un elmo accollato a bandiere[14], ed infine, dalla punta dello scudo, pende la croce dell’Ordine Civile di Savoia.


[1] Si veda A. MANNO, Origine e variazioni dello stemma di Savoia, Torino 1884: “si lasciò che i capricci degli artisti precedessero la sanzione del Governo”, alludendo ad un incisore che lavorava per il Senato del Regno che, come del resto altri, modificò lo stemma Regio di testa sua.

[2] I titoli di Duca d’Aosta e Duca di Genova vennero resi ereditari; il titolo di Duca delle Puglie venne concesso al primogenito del Duca d’Aosta ed in seguito reso ereditario (nel 1904, come poi fu per il titolo di Duca di Udine per il primogenito del Duca di Genova); agli ultrogeniti dei Duchi di Aosta e Genova fu concesso il titolo di Principe, col predicato di Savoia-Aosta e Savoia-Genova.

[3] Le corone Reali sabaude, fino ad allora, erano generiche corone Reali a fioroni, con il globo cimato dalla crocetta Mauriziana.

[4] Seguendo la consuetudine di altre Case già Sovrane, S.A.R. non ha mantenuto i Gran Cordoni degli Ordini ripresi dalla Repubblica o che non hanno più ragione di essere concessi, quale l’Ordini Militare di Savoia, ora d’Italia, o l’Ordine della Stella Coloniale. L’Ordine della Corona d’Italia è ormai limitato alla sola Gran Croce annessa al Collare dell’Annunziata.

[5] Anche questa aquila coronata è una sapiente aggiunta del Manno, in quanto la Real Casa ha utilizzato spessissimo una riduzione dello stemma consistente in d’oro, all’aquila di nero, coronata del campo, carica di uno scudetto di rosso, alla croce d’argento; lo stemma origina dalla grande arma di Vittorio Amedeo II, quando, diventato Re di Sicilia, mise sul tutto d’argento, all’aquila di nero [che è di Sicilia], coronata del campo, carica di uno scudetto di rosso, alla croce d’argento, combinando lo stemma del Regno di Sicilia con quello di Savoia. Scambiato quel Regno con quello di Sardegna, conservò lo scudetto ma mutò l’argento del campo in oro, combinando così le insegne più antiche della Casa.

[6] È il colore della Madonna, adottato per devozione Mariana dal Duca Emanuele Filiberto, il Testadiferro, per le sciarpe degli ufficiali dell’esercito sabaudo nel 1572; è il colore ancora oggi delle sciarpe degli ufficiali dell’Esercito.

[7] Questo grido viene ripetuto per tre volte dall’Araldo dell’Ordine dell’Annunziata, chiamato Bonnes Nouvelles, facendo tre piccoli salti di gioia, quando annuncia al nuovo Cavaliere la sua nomina nell’Ordine. Per le investiture cavalleresche dell’Ordine il Sovrano e Capo usava uno dei tesori dinastici, la Spada di S. Maurizio, conservata nell’Armeria Reale a Torino.

[8] Protettore, con i suoi Compagni, della Real Casa. L’Anello di S. Maurizio, uno zaffiro inciso di origine tardo-romana (secondo un’ipotesi, usato nelle antiche investiture Imperiali), era il palladio della Dinastia e simbolo della Sovranità. Esso sparì, insieme alla corona Reale, durante il saccheggio giacobino del Tesoro della Corona e venne rifatto da Re Carlo Alberto.

[9] Lo stemma del Sacro Romano Impero fu assunto come stemma da molte città, quali Novara, Asti, Ferrara, Pavia, Como etc. e territori Imperiali, soprattutto nel Nord Italia, nella seconda metà del XII sec; in seguito, molte città come Milano, Vercelli ed altre ancora, passate dalla parte ghibellina a quella guelfa, invertirono i colori dell’arma, che divenne d’argento alla croce di rosso.

[10] La decorazione era una croce Sabauda di smalto bianco, bordata di smalto rosso. Si riprese lo stile delle corone di Francia e Inghilterra, che hanno i gigli araldici sul cerchio al posto di fioroni.

[11] Il padiglione araldico deriva dalla tenda di guerra del Sovrano, ed è generalmente armeggiato, cioè decorato con gli elementi araldici della Casa.

[12] L’uso del solo quarto Savoia, tralasciando gli altri quarti di dominio, origine e pretensione della grande arma, risale al Re Carlo Alberto, e l’uso di questa riduzione è continuata fino ad oggi. Tuttavia, l’uso della grande arma non è mai cessato del tutto: ad esempio il Re Vittorio Emanuele II la usava nel suo sigillo, Umberto I la usò nelle sale del castello di caccia di Sarre, Vittorio Emanuele III negli affreschi dello scalone del castello di Racconigi.

[13] L’ultimo ad essere incoronato Re d’Italia fu Ferdinando I d’Austria, a Milano nel 1838; il primo Re d’Italia Vittorio Emanuele II ed i suoi Successori non furono incoronati: sebbene l’incoronazione fosse prevista, la cerimonia non poté aver luogo per i rapporti tesi con la Chiesa, poi risolti positivamente con i Patti del Laterano del 1929. Due Savoia furono incoronati: Ludovico di Savoia, incoronato Re di Cipro e Re di Gerusalemme, con due distinte incoronazioni a Nicosia ed a Famagosta, proclamata Gerusalemme per la giornata dell’incoronazione; e Vittorio Amedeo, incoronato Re di Sicilia a Palermo. Le vesti e la corona furono conservate, ma la corona sparì durante l’invasione giacobina francese, mentre le vesti ed il manto furono indossate dai Re Sabaudi fino a Carlo Alberto, in occasioni di particolare solennità.

[14] Questa è la raffigurazione tradizionale dell’insegna Mauriziana nello stemma del Capo della Casa, in quanto l’Ordine non aveva un collare. Anticamente i trofei si alternavano alla cifra del Sovrano. Si noti che dal trofeo pende la decorazione dei Cavalieri di Giustizia.